martedì 5 maggio 2009

Teorie sull'orizzonte

Quando l'uomo pensa al viaggio, esso ha già deciso di patire, in quanto il suo pensiero ha già sviluppato l'orizzonte possibile, ovvero ciò che egli si aspetta di trovare.
Se l'orizzonte è quello preespresso dal pensiero l'uomo ha una piccolo e lieve autorealizzazione che avrà durata pari a quella del semplice viaggio.
Se l'orizzonte si diversifica positivamente o negativamente dal preconcetto, l'uomo avrà dei ricordi che andranno oltre alle sue aspettative ricadendo così nell'inaspettata e piacevole esperienza dell'inutilità di pianificare ciò che non si conosce.

Tratto da " L'Uomo Estremo" (Fredric vanShubart)


Pensandoci con attenzione, in effetti, ogni volta che scegliamo o fantastichiamo su una meta, abbiamo già in mente cosa vorremmo trovare o come ci piacerebbe che essa sia.
Forse così facendo, ci precludiamo degli aspetti che potrebbero rivelarsi molto interessanti privilegiandone altri, che potrebbero risultare invece banali.
Quindi è meglio sperare di trovare ciò che ci si aspetta, o non immaginare nulla cogliendo il maggior numero di esperienze possibili?

2 commenti:

  1. Pensandoci con attenzione, in effetti, ogni volta che scegliamo o fantastichiamo su una meta, abbiamo già in mente cosa vorremmo trovare o come ci piacerebbe che essa sia.
    Forse così facendo, ci precludiamo degli aspetti che potrebbero rivelarsi molto interessanti privilegiandone altri, che potrebbero risultare invece banali.
    Quindi è meglio sperare di trovare ciò che ci si aspetta, o non immaginare nulla cogliendo il maggior numero di esperienze possibili?

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  2. ..io preferirei.. immaginare ...nulla..!!!. e cercare di afferrare più cose possibili, fare più esperienze possibili...
    non si rischia di prendere una delusione se non si trova ciò che ci si aspetta ,ed è imnvece tutto uno scoperta, una novità, un vivere coe vedere cose nuove.... arricchendoci
    ciao ciao

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