mercoledì 22 aprile 2009

Iil Viaggio Metaforico

Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, Iddio ti protegga nel palmo della sua mano.
(Benedizione del Viaggiatore. S.Patrizio)

Probabilmente leggendo queste poche righe si potrebbe pensare ad una frase rivolta ad un amico appena partito oppure ad un'amata. La particolarità di questo intervento riguarda proprio il viaggio intrapreso non solo come il passivo movimento verso la meta, ma inteso come esperienza di ricerca e d'incontro con la bellezza. Il viaggiatore quindi non è solo e disperso bensì guidato ed assistito dal misterioso amore di una Potenza più grande.

Lavoro o piacere?

"Per quel che mi riguarda, io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo appuntito di selci taglienti."

Robert L. Stevenson
Anche Stevenson esprime qui il concetto di viaggio come "viaggio senza meta", un viaggio che non ha come scopo un luogo preciso, senza fine e che trova sua vera e piena soddisfazione nell'atto stesso del muoversi.
Viaggiare è recarsi alla scoperta di nuovi mondi, nuove civiltà, nuovi costumi, volti....
Per alcune persone viaggiare è la vera espressione del vivere dell'essere umano, è un viaggiare che include al suo interno differenti motivazioni, differenti spinte, per la maggior parte delle volte non spiegabili.
Solitamente quando si incontra una persona in un luogo inconsueto, in viaggio appunto, la domanda tipica che le si rivolge è : lavoro o piacere?
ma il viaggio si riduce veramente solo a questi due ambiti?

martedì 21 aprile 2009

Viaggio senza meta


« Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare »

(Jack Kerouac - On the road)
Questo dialogo, tratto dal romanzo "On the road" di Kerouac, è per me molto significativo e può essere un utile spunto per una riflessione sul tema del viaggio: esprime il vero senso del viaggio, un viaggio senza una meta precisa, che è frutto di una tensione interiore, quella tensione che spinge verso un luogo sconosciuto, nuovo, lontano, misterioso...

Nel libro viene descritta una vita vissuta al massimo e non vincolata dalla routine della vita "normale".

Il viaggio viene qui inteso come una ricerca del piacere di vivere, alla ricerca di un posto, non ha importanza quale, in cui stare bene con se stessi. E' una caccia di nuove esperienze.

Capita anche a voi di sentire l'esigenza di non fermarsi fino a quando non si è arrivati?
Di essere giudati da questa forza misteriosa che ci spinge sempre più verso un qualcosa che ci rispecchi e realizzi veramente?

Viaggiare nel tempo...


Nel film: "Il curioso caso di Benjamin Button" si svolge uno strano viaggio nel tempo. Il film è incentrato sul viaggio a ritroso di Benjamin che nascendo vecchio, torna ad essere bambino.
Questo è stato per noi lo spunto per interrogarci sul viaggio nel tempo.
Il viaggio nel tempo è l'ipotetico spostamento tra diverse epoche temporali, verso il passato o il futuro. L'immagine che ne abbiamo è quella dello spostamento su di una linea, la linea del tempo che lo rappresenta nella sua totalità.
In letteratura vi sono numerosi pasaggi che raccontano questo particolare tipo di viaggio; il concetto di tempo ha sempre affascinato l'umanità e se ne ritrovano esempi dai miti alle tradizioni religiose.
Il viaggio nel tempo, nell'immaginario collettivo, avviene seguendo due direzioni: verso il futuro a velocità molto elevato oppure indietro nel tempo, sino a giungere in un epoca prestabilita.
Alcune teorie scientifiche consentono, ad oggi, il viaggio nel tempo, ma solamente attraverso condizioni estreme impossibili da realizzare con le tecnologie attuali.
Forse che un giorno sarà possibile viaggiare nel tempo o resterà invece un'eterna chimera?

mercoledì 15 aprile 2009

Viaggiare tra sacrificio e opportunità

"Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni."
Hermann Hesse

Ciò su cui mi porta a riflettere la frase di questo importante scrittore è il punto di vista del viaggiatore.
Viaggiare comporta sempre per lui un sacrificio o una rinuncia?
Può essere invece considerato un'opportunità?

martedì 14 aprile 2009

Naufragio

"Come è bello guardare un naufragio, non perché sia piacevole gioire della disgrazia altrui, ma per vedere di che male noi siamo privi" (Lucrezio, de rerum natura).


La visione della fine di un viaggio è tragica. Sia che si concluda bene sia che si concluda in disgrazia, lo spettacolo della fine del viaggio è in qualche modo sempre attraente, specie se si tratta di una conclusione del secondo tipo.
E' maestoso lo spettacolo e proprio per questo i nostri occhi sono attratti a vederlo.
Alcuni ritengono che faccia parte dei metodi di apprendimento umani, ma c'é di più; anche se in realtà non ci fosse dietro altro, questo fatto da solo esprime un senso della nostra umanità, umanità che ci spinge a fare un viaggio in quella parte di noi stessi che non brilla alla luce del sole, bensì diventa più profonda.

Poe definirebbe questa tensione "demone della perversione".

E' possibile fare questo viaggio senza perdersi in se stessi? Indubbiamente è un viaggio rischioso, ma, a mio parere, molto affascinante!

Il viandante....

Nietzsche è un esperto di escursioni, tanto che la sua concezione di pensiero rispecchia questo viaggiare.
Pensare, per ogni persona che voglia andare un poco oltre le apparenze, è un po' come viaggiare.
Spesso però questo viaggio è solitario e implica delle fatiche proporzionali all'altezza del pensiero stesso, che si scorge dalla pianura estendersi verso il cielo (o l'abisso).

"Sui monti la via più diretta è quella da vetta a vetta: ma per questo occorre che tu abbia gambe lunghe, Le sentenze devono essere vette: e coloro ai quali si parla devono essere grandi e di alta statura" (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Libro I, Del leggere e dello scrivere).

Cosa vuole dire? cosa implica nel viaggio il fatto che la cima sia la sentenza, ovvero il punto nodale del pensiero?

Semplicemente il viaggio di ritorno.
Ridiscendere da queste cime solitarie implica la quasi necessaria incomprensione degli abitatori di pianure. Essi vengono simbolicamente definiti come coloro che non lo capiranno e lo additeranno come folle, come alienato e infelice, altrimenti un banale illuso. Egli invece ridiscende ancora contemplando lo spettacolo raggiunto, i panorami di cui non è mai sazio; raccontando a chi capita, colto da un irrefrenabile desiderio di comunicare le proprie scoperte e di ridisegnare le proprie mappe secondo i percorsi da lui scoperti... ma chi può credere a queste visioni mistiche?

Eppure il viandante non trova pace nella propria dimora in pianura, non si scoraggia, poiché risponde ad un suo caotico bisogno... di superarsi, di andare sempre oltre, di volare.

Non capita anche a voi a volte?

mercoledì 1 aprile 2009

Dove o come?

"La vita è un po' come una partita di calcio... non si sa cosa succede finchè non finiscono i 90 minuti"

non ricordo con precisione dove ho sentito questa frase la prima volta, ma oggi mi è tornata in mente.
Se pensiamo alla nostra vita come ad un viaggio rappresentato dallo scorre, lento o forse troppo veloce, del tempo, possiamo paragonare le sconfitte e le vittorie ai momenti tristi, difficili e i momenti felici, gioiosi che caratterizzano la nostra esistenza.
E' un po' quello che succede quando, dopo molto tempo, finalmente, prendi una decisione;
decidi di superare il bivio che hai davanti e cominci a percorrere una via...
...e non sai DOVE porterà, COSA ti porterà, finche' non giungi alla fine di questa.
Ma la cosa più bella è che nel mentre possiamo vivere ciò che ci si propone davanti, nel bene e nel male, perchè solo vivendo l'adesso possiamo goderci il dopo!
E' questo il nostro viaggio...
non conta DOVE arriviamo ma COME lo affrontiamo!
o no???

Magritte: il poeta dei sogni


Il percorso di ricerca di sé, di estraneazione dal mondo reale per viaggiare verso un mondo nuovo, non visibile direttamente agli occhi di chi guarda, è facilmente riscontrabile nelle opere d’arte di famosi pittori.
Magritte è uno di questi, che ricerca il mistero della realtà nella lucida enigmatica visione dell’inconscio. Immagini per esplorare se stessi ed interrogare il mondo.
Con Magritte la razionalità si ritrae e lascia spazio all’immaginazione che offusca la mente di chi osserva, invitandolo a riflettere e a cercare i significati latenti nell’opera.
Con i suoi quadri l’autore regala a chi osserva spunti di riflessione per un viaggio straordinario al di fuori della quotidianità. Utilizzando accostamenti dissociativi, composizioni assurde, situazioni in bilico tra l’onirico e la più fervida immaginazione, trasferisce nell’immagine il pensiero visibile.
Chi osserva si trova sconcertato o semplicemente incantato o sorpreso: oggetti quasi banali, sapientemente incastonati in scenografie al limite del concepibile, risvegliano ricordi assopiti nei più remoti angoli dell’inconscio e le visioni oniriche acquistano così tangibilità con simboli e segni quasi reali, che obbligano ad uscire dal noto per introiettarsi in un viaggio sconosciuto e ricco di sorprese, viaggio simile al sogno ad occhi aperti.
Ecco perché Magritte viene considerato il poeta dei sogni.